Per la stagione di Prosa 2018/2019 del Teatro alle Vigne, il Comune di Lodi propone Il penitente, che si tiene il giorno mercoledì 6 marzo 2019 alle ore 21.00 presso il Teatro alle Vigne, in via Cavour 66.
Abbonamenti
- intero: 135 €
- ridotto (under-25 e over-65): 110 €
Biglietti
- intero: 23 €
- ridotto (under-25 e over-65): 19 €
Teatro alle Vigne
Tel. 0371 409.855
e-mail: teatroallevigne.biglietteria@comune.lodi.it
Lunetta Savino e Luca Barbareschi
con Massimo Reale e con Duccio Camerini
Il penitente
di David Mamet
produzione
Teatro Eliseo – Fondazione Campania Dei Festival - Napoli Teatro Festival Italia
scene Tommaso Ferraresicostumi Anna Coluccialuci Iuraj Saleritraduzione e regia Luca Barbareschi
Un dramma moderno, un dilemma morale.
Un uomo buono, la gogna mediatica e giudiziaria, fino al colpo di scena finale.
Uno psichiatra affronta una crisi professionale e morale quando rifiuta di testimoniare in tribunale a favore di un paziente, accusato di aver compiuto una strage.
Il penitente, del 2016, è l’ultimo testo del drammaturgo statunitense David Mamet, vincitore del Premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross (ricorderemo il film, Americani, con J. Lemmon, Al Pacino, K. Spacey). Descrive l’inquietante panorama di una società così alterata nei propri equilibri che l’integrità del singolo, anziché guidare le sue fulgide azioni costituendo motivo di orgoglio, diviene l’aberrazione che devasta la sua vita e quella di chi gli vive accanto. Coinvolto da un sospetto di omofobia, ‘il penitente’ subisce una vera gogna mediatica e giudiziaria e viene sbattuto “in prima pagina” spostando sulla sua persona la momentanea riprovazione di un pubblico volubile, alla ricerca costante di un nuovo colpevole sul quale fare ricadere la giustizia sommaria della collettività. L’influenza della stampa, la strumentalizzazione della legge, l’inutilità della psichiatria, sono questi i temi di una pièce che si svolge tra l’ambiente di lavoro e il privato del protagonista. “Ho scelto questo lavoro di Mamet – commenta Luca Barbareschi – perché è una lucida analisi del rapporto alterato tra comunicazione, spiritualità e giustizia nella società contemporanea.
“…è comunque difficile perdere una sola battuta di questo perturbante dialogo, che chiude con un colpo di scena. Quali sono le complicità e le verità nascoste che stanno dietro il dispositivo mediatico della calunnia? Che piacere si prova a distruggere la vita di un uomo? E chi di noi può dirsi totalmente innocente? Le domande si moltiplicano all’infinito, anche dopo lo spettacolo. Non è forse questo il vero fine del Teatro?” (Katia Ippaso, Il Messaggero)