MORTO IN STRADA UN SENZA TETTO, IL SINDACO ESPRIME SGOMENTO: "RIFIUTAVA OGNI FORMA DI ASSISTENZA ED ERA COSTANTEMENTE SEGUITO DAGLI EDUCATORI DI STRADA, MA QUESTA TRAGEDIA CI FA INTERROGARE E CI FA SENTIERE IMPOTENTI"
"Possiamo dirci che abbiamo fatto tutto il possibile, ricordare tutte le misure concrete che sono state adottate per affrontare il problema dei senzatetto e constatare che in questo rigido inverno (anche grazie al potenziamento del dormitorio pubblico) non un solo bisognoso è mai rimasto privo di un posto protetto dove trascorrere la notte, a meno che non fosse lui a rifiutarlo. Ma di fronte alla morte di un uomo per strada, nella nostra città, personalmente mi sento sgomento, affranto e impotente". Con queste parole il sindaco Lorenzo Guerini commenta il tragico episodio della sera di martedì 20 gennaio, quando, verso le 21.30, in viale Milano, a seguito di una segnalazione telefonica ai carabinieri è stato ritrovato il corpo senza vita di Witas Viscnyayskay, cittadino lituano di 52 anni, che da alcuni mesi viveva a Lodi senza fissa dimora, bivaccando in una tenda. La salma si trova ora presso la camera mortuaria dell'ospedale Maggiore, a disposizione dell'autorità giudiziaria, che dovrà stabilire, in base al referto medico e all'eventuale autopsia, se il decesso dovrà essere classificato come "morte su strada" o per cause naturali. Nel frattempo, sono stati avviati contatti con il consolato lituano, per rintracciare la famiglia nel Paese d'origine e verificare la possibilità di trasportare la salma per effettuarne la sepoltura in patria. In caso contrario, le esequie si terranno a Lodi, a cura dell'amministrazione comunale. Il caso di Witas Viscnyayskay si era posto all'attenzione dei servizi sociali del Comune già da alcuni mesi, da quando, la scorsa primavera, l'uomo si era stabilito con la sua tenda nei pressi di una rotatoria in viale Milano, bivacco che successivamente ha abbandonato solo per un breve periodo, spostandosi nei pressi del parcheggio di via D'Azeglio, per poi tornare ancora in viale Milano. In tutto questo lasso di tempo, l'uomo è stato contattato quasi quotidianamente dagli operatori del "progetto educativo di strada", un servizio promosso dall'Ufficio di Piano e dal Comune in coordinamento con tutti i soggetti che si occupano delle situazioni di povertà e marginalità estrema (Caritas diocesana, Associazione Progetto Insieme, Associazione Aiutiamoli, Casa di Accoglienza Maschile "Don Savaré" e Femminile "Rosa Gattorno"). "Purtroppo - spiega l'assessore comunale alle politiche sociali, Silvana Cesani - Witas non ha mai accettato alcuna forma di assistenza, in particolare il ricovero notturno, nonostante i continui tentativi da parte degli educatori di strada. In due occasioni è stato convinto a recarsi al dormitorio pubblico di via Defendente, ma nel corso della notte se ne è poi andato, senza che fosse possibile trattenerlo. Attorno a lui si era però creata una "rete" di solidarietà spontanea, che in qualche modo era meglio disposto ad accettare, al contrario di quanto avveniva con le forme di assistenza "istituzionali". In particolare, è da segnalare l'encomiabile impegno di una famiglia che risiede nella zona della Martinetta, che più volte era riuscita a portarlo a casa per consentirgli di lavarsi e di consumare pasti adeguati. Quando ciò non avveniva (per ritrosia dell'interessato), le stesse persone portavano alla tenda di Witas viveri, bevande calde, coperte e indumenti, mantenendosi in costante contatto con gli educatori di strada. Tra l'altro, a Natale gli era stata anche regalata una tenda nuova. Grande generosità hanno dimostrato anche i dipendenti del supermercato nei cui pressi si trovava il bivacco del lituano, che quotidianamente gli fornivano generi di prima necessità. Il fatto che Witas parlasse quasi solo esclusivamente in lituano e un po' in russo hanno reso ancor più difficoltose le relazioni tra lui e gli operatori dei servizi sociali; a un certo punto, considerata la frequenza dei suoi ricoveri al Pronto Soccorso per crisi dovute all'eccesso di consumi alcolici o a principi di ipotermia, è stata chiesta la disponibilità di una signora russa, che lavora in città come badante, che si è prestata a fare da interprete e mediare i rapporti con il personale medico". L'ultimo ricovero al Pronto Soccorso risale a venerdì 16 gennaio: stato confusionale, ipotermia progressiva ed etilismo cronico la diagnosi registrata sul referto, in linea con quelle di precedenti occasioni (ben 5 dal 27 dicembre scorso). "Ogni volta - ricorda l'assessore Cesani - dopo che gli erano state prestate le prime cure rifiutava ogni altra forma di assistenza e se ne andava. Abbiamo anche pensato a sottoporlo a trattamento sanitario obbligatorio (Tso), ma si tratta di un provvedimento autorizzato solo in presenza di precisi requisiti di disagio psichiatrico, mai riscontrati per la persona in questione". La notizia della sua morte è giunta questa mattina al tavolo della riunione mensile di coordinamento del progetto sull'educazione di strada, già fissata in precedenza con all'ordine del giorno l'esame dei risultati della "mappatura" sui casi di disagio dei senzatetto effettuata a Lodi, Codogno e Casalpusterlengo. Quello di Witas Visnyayskay era uno dei 31 casi censiti sul territorio: in prevalenza si tratta di maschi (solo due le donne) di nazionalità italiana (8 gli stranieri, soprattutto rumeni) ed età tra 40 e 60 anni, anche se non mancano alcuni ultrasessantacinquenni, persino un ottantenne e, all'estremo opposto della curva demografica, alcuni ventenni. "Dalle rilevazioni effettuate - spiega l'assessore Cesani - emerge che il fenomeno sta assumendo dimensioni crescenti, soprattutto per effetto dello spostamento nel Lodigiano di numerosi senzatetto provenienti da altre province, in particolare dal Milanese. Un indicatore di questa situazione è l'afflusso sempre più elevato di persone che si rivolgono ai servizi sociali del Comune dichiarando di arrivare da fuori territorio. Recentemente, sono stati segnalati casi anche a Cotogno, con senzatetto che gravitano nella zona della stazione ferroviaria". Oltre che con l'attivazione del nuovo servizio degli educatori di strada, a Lodi il problema è stato affrontato potenziando le principali forme di assistenza: i pasti consumati quotidianamente presso la "mensa dei poveri" di via San Giacomo e le due Case dell'Accoglienza sono giunti a una media di 310, mentre i posti letto pubblici sono stati quasi raddoppiati (da 8 a 15), aggiungendo al dormitorio di via Defendente un nuovo spazio a ciò adibito presso l'ex Macello, affidato in gestione sempre ai volontari dell'Associazione Progetto Insieme. "Nel periodo invernale - spiega il sindaco - fanno riferimento a queste strutture anche quei senza fissa dimora "storici", in particolare quelli che sono soliti bivaccare nei pressi del ponte sull'Adda, che nel resto dell'anno normalmente rifiutano l'assistenza. Per far fronte alla situazione è stata anche stabilita una deroga al regolamento, che di prassi consente a una persona un massimo di 6 pernottamenti al mese, mentre ora riusciamo a garantire ospitalità senza interruzioni per l'intero periodo invernale".
21-01-2009