LODI IN UNA NOTTE. UN VIAGGIO NEL TEMPO
Il 12 luglio 2008 nella piazza di Lodi, tra scenografie mozzafiato e acrobati, uno dei momenti più attesi e spettacolari delle celebrazioni per l'850esimo della fondazione
Un progetto di
Regia e drammaturgia di Monica Maimone
Assistente di regia: Francesco Fiaschini
Coreografie: Tiziana Cona, Brigitte Morell, Valentina Ribaudo, Philippe Riou
Luci: Marcello Iazzetti
La macchina del tempo può prendere forme imprevedibili. Se per Robert Zemeckis, il regista di Ritorno al futuro, era una auto sportiva, a Valerio Festi per viaggiare nel tempo bastano le sue macchine sceniche e una piazza gremita.
Nell'ambito dei festeggiamenti per l'850esimo anniversario della fondazione, il Comune di Lodi e lo Studio Festi presentano uno spettacolo realizzato appositamente per la ricorrenza: Lodi in una notte - Un viaggio nel tempo.
In Piazza della Vittoria, il 12 luglio 2008 a partire dalle 22.00, la macchina del tempo si metterà in moto, trasportando il pubblico in una magica corsa nei secoli, attraverso i momenti decisivi, le chiavi di volta della storia lodigiana.
Con l'uso delle macchine di scena create dalla immaginifica visionarietà dell'artista che ha portato la cultura italiana della festa nel mondo, oltre 50 artisti (20 dei quali di Lodi, secondo una ventennale e mai abbandonata tradizione di Studio Festi, desideroso di valorizzare le eccellenze del territorio nel quale si trova a lavorare) entreranno in azione sui palchi allestiti nella piazza, in volo, nell'acqua, in parata su palchi mobili, immersi negli effetti magici ottenuti con strumenti sorprendenti e soprattutto con la luce.
Se avete della storia una idea paludata o, peggio, un noioso ricordo scolastico della narrazione delle vicende che hanno dato vita ai fasti della città, dimenticatele e venite in piazza per goderne una versione raccontata con la leggerezza della finzione, l'ironia della farsa, l'esagerazione del grottesco, la meraviglia dell'impossibile.
Lodi in una notte - Un viaggio nel tempo è uno spettacolo composto da 13 scene che si svolgono su due palchi e in parata, con alcune sorprese che non è il caso di svelare, per non rovinarne l'effetto, ma che di certo colpiranno la fantasia e l'immaginazione di chi sarà presente.
Per rappresentare il pluricentenario percorso della città di Lodi attraverso il tempo, a partire dai miti e dalle leggende che precedono la sua fondazione ad opera del Barbarossa, via via arrivando fino all'epoca contemporanea, le azioni teatrali avverranno in punti diversi di piazza della Vittoria, circondando il pubblico con lo svolgimento della narrazione ed emozionandolo ogni volta con sorprese da lasciare a bocca aperta.
Mephite, il drago Tarantasio, la bonifica delle paludi, sono i protagonisti delle scene iniziali, che precedono la prima delle interviste ai grandi di Lodi, tra i pezzi forti dello spettacolo.
Queste, nel rispetto di un approccio "laterale" alla storia, sono doppie.
Di ogni personaggio (in tutto quattro: Federico Barbarossa, Fanfulla, i pittori della dinastia lodigiana dei Piazza e Giuseppina Strapponi) prima sarà "proiettata" sul grande schermo, che chiuderà la piazza come un quinta, una "intervista impossibile", in cui saranno i personaggi stessi a raccontarsi all'intervistatore.
A seguire, saranno le "interviste inverosimili", recitate dal vivo sul palcoscenico, nelle quali i protagonisti della storia lodigiana saranno narrati da personaggi "minori" che hanno vissuto con loro, seguendo quella considerazione secondo la quale dal "basso" si possono vedere quelle sottili sfumature che non si possono studiare all'università.
Così il Barbarossa, buona forchetta, sarà raccontato dal suo cuoco; Fanfulla, condottiero senza macchia e senza paura, da un menestrello per mestiere, compositore di canzoni sulle eroiche gesta dei cavalieri; i Piazza, innovatori delle forme e del gusto, da due beghine che ne discutono il loro estro; Giuseppina Strepponi, forse stanca di essere primadonna sia sulla scena che nella vita accanto al Maestro Giuseppe Verdi, da un corista del Nabucco.
In questo modo, tra il serio e il faceto, i personaggi saranno ritratti anche attraverso i loro aspetti meno paludati e che meno hanno lasciato traccia nella storia "maggiore", ma capaci di dare di loro una visione umana e quotidiana raccontandone il carattere e le debolezze.
Un approccio diverso è stato scelto per ricordare Paolo Gorini e Ada Negri. Il primo lo è a partire dall'ironia dello spirito dei lodigiani, che hanno saputo farsi gioco del suo "intenso" rapporto con la morte, facendo del motto di spirito "l'è mort Gurin" il modo tanto per esorcizzare la morte, quanto per deridere i falsi portatori di novità; per la seconda, invece, è stata scelta la raffigurazione attraverso la danza in volo dell'eterea sostanza dei suoi versi, perché la poesia è fatta della stessa materia della quale sono fatti i sogni.
Se i personaggi sono un cardine dello spettacolo, non di minore impatto emotivo saranno le scene dedicate alla narrazione delle vicende tragiche o gioiose che hanno visto Lodi protagonista.
Il momento più drammatico dello spettacolo sarà la rappresentazione dalla peste del 1630, quando la morte scenderà, ospite indesiderata ma inesorabile, tra la folla degli spettatori con un "memento mori" al quale non sarà possibile rimanere sordi.
Ad essa si contrappone, nella scena successiva, la rappresentazione della carnale gioia di vivere delle donne lodigiane cantata da Francesco De Lemene, a cui segue la ricostruzione della battaglia del Ponte di Lodi, dando corpo alla grande tela di Pietro Bignami con tableux vivants.
Morte, amore e gloria, principi motori della storia, si susseguono e si intrecciano ai personaggi, alternando emozioni tra loro opposte: nasce da questo mix la miscela di trepidazioni che trasporterà il pubblico di piazza della Vittoria, per un'ora e più, nel magico mondo di Valerio Festi, fatto di meraviglia, sbalordimento, commozione tanto forti da far dimenticare il presente, appunto come se si fosse in una "macchina del tempo".
Per maggiori informazioni sullo studio Festi: www.studiofesti.com
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