"La riforma assistenziale merita un quadro di attuazione della legge 328 in una situazione di diritti, di livelli essenziali e di assistenza, e di perno sulle funzioni che i Comuni svolgono nel campo sociale. Pensare di riordinarla affidando le responsabilità all'Inps o alle Regioni o al terzo settore è una impostazione da rivedere completamente". Lo ha detto il presidente dell'Anci Graziano Delrio intervenendo ad un'audizione davanti le Commissioni bilancio e affari sociali della Camera sulla legge delega per la riforma fiscale ed assistenziale approvata lo scorso 30 giugno dal governo. Insieme a lui, a rappresentare il punto di vista dei Comuni (vedi documento), una delegazione composta dal sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini dal segretario generale Angelo Rughetti e dal vicesegretario Veronica Nicotra.
Delrio ha contestato una grave carenza culturale del provvedimento che mira ad accentrare le funzioni invece di delegare ai Comuni, "che per Costituzione svolgono le funzioni amministrative di tipo sociale". Peraltro nell'ambito di un "disegno riformatore non chiaro nelle sue finalità e poco coordinato rispetto all'ordinamento complessivo: non si può far passare una riforma in un disegno di legge e con un articolo solo".
In questo senso il presidente dell'Anci ha denunciato contraddizioni molto forti con il quadro complessivo del federalismo fiscale. Il disegno di legge delega "tende a rideterminare le aliquote Irpef e gli scaglioni senza tenere presente che si possono determinare variazioni di gettito per le casse comunali. E soprattutto - ha
evidenziato - ci sono sovrapposizioni con numerosi altri provvedimenti, penso al fisco municipale che il governo sta sottoponendo alla nostra attenzione in una nuova versione". Insomma per Delrio il provvedimento così come formulato non risolve i problemi sociali, anzi finisce per aggravarli. "Come è stato detto da autorevoli osservatori, come la Corte dei Conti, qui è a rischio la coesione sociale, in un momento molto delicato per il futuro del Paese è qualcosa che non possiamo permetterci". Da qui l'auspicio del presidente Anci a ritornare alla centralità dei Comuni su cui si basava la legge 328 del 2000.
"Bisogna ricominciare da lì, cercando di spostare la spesa dai trasferimenti monetari all'erogazione di servizi esigibili su tutto il territorio nazionale. Il livello della spesa può rimanere lo stesso complessivamente, ma si può riordinarla con maggiore protagonismo per le comunità locali".
Da parte sua Guerini ha rilevato come la delega fiscale metta in discussione la realizzazione stessa del federalismo "perché entra in contraddizione con il decreto sul fisco municipale sia per la compartecipazione dei Comuni all'Irpef che sull'introduzione della 'service tax'. Ma il vero rischio per il sindaco di Lodi è che
"questa delega, molto incerta sugli obiettivi di riordino del sistema, sia finalizzata soprattutto a fare cassa e con un contributo che viene richiesto solo al comparto sociale". "Questo come Comuni ci preoccupa molto, perché in un momento in cui ci vogliono maggiori sforzi per mantenere la coesione sociale nelle nostre città,
un intervento di questo tipo crea conflittualità e butta sui Comuni il peso del mancato intervento sociale dello Stato", ha concluso Guerini.
(gp 27/10/11)