Il caso Tobagi, le Brigate Rosse, il sequestro di Abu Omar, la 'ndrangheta al Nord: alcune delle inchieste più scottanti raccontate da un magistrato che le ha dirette in prima persona, per ripercorrere gli ultimi trent'anni di storia giudiziaria italiana e descrivere la tempesta che, tra ambiguità e silenzi, si sta abbattendo sulla nostra giustizia.
E' "Ne valeva la pena" (Laterza, 2010), il libro di Armando Spataro che verrà presentatoin occasione del primo appuntamento dell'edizione 2010-2011 della rassegna Conversazioni d'Autore, in programma mercoledì 20 ottobre (ore 21.00) presso la Sala Carlo Rivolta del Teatro alle Vigne.
Il libro ha come spina dorsale l'inchiesta sul caso Abu Omar, l'imam egiziano che venne sequestrato a Milano il 17 febbraio del 2003 dai servizi segreti americani in accordo con esponenti dei servizi italiani. Abu Omar fu poi trasferito al Cairo e lì sottoposto a torture per estorcergli informazioni: come il Parlamento Europeo e il Consiglio d'Europa hanno dichiarato, le indagini compiute in Italia lo hanno reso il caso meglio documentato di abusi compiuti in nome della lotta al terrorismo. La vicenda Abu Omar - di cui nel libro si trovano molti retroscena svelati - è una delle tante inchieste svolte da Armando Spataro in 34 anni di attività professionale. Con questa testimonianza, Spataro racconta il suo impegno e quello di tanti altri colleghi a difesa della Costituzione, ripercorre ragioni e contenuti delle leggi ad personam e delle più recenti "controriforme" che hanno devastato il sistema giudiziario, spesso con l'aiuto di silenzi imprevedibili. Una storia popolata di ricordi dolorosi e di facce ambigue, ma anche di persone amate e di esempi luminosi di coerenza, fino al sacrificio della vita.
Armando Spataro (Taranto, 16 dicembre 1948) è Procuratore della Repubblica aggiuntopresso il Tribunale di Milano, coordinatore del gruppo specializzato nel settore dell'antiterrorismo e tra i dirigenti dell'Associazione Nazionale Magistrati. Entra in magistratura il 27 marzo 1975 e l'anno successivo è destinato, come Sostituto Procuratore della Repubblica, alla Procura della Repubblica di Milano, dove ha svolto tutta la sua carriera, occupandosi prima di sequestri di persona e poi di terrorismo di sinistra, coordinando tutte le inchieste milanesi fino al 1989. Successivamente si è occupato di criminalità organizzata e traffico internazionale di stupefacenti ed è stato chiamato a partecipare alla Direzione Distrettuale Antimafia dal 1991 (anno della costituzione) al 1998, occupandosi soprattutto di indagini su 'ndrangheta e mafia siciliana. Dopo le dimissioni di Antonio Di Pietro, avvenute nel 1994, è stato chiamato dall'allora Procuratore Generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli, a fare parte del pool di "Mani Pulite". Nel luglio del 1998 è stato eletto componente del Consiglio Superiore della Magistratura, trasferendosi a Roma fino alla scadenza del mandato (luglio 2002), quando è tornato alla Procura di Milano con funzioni di Procuratore della Repubblica Aggiunto e coordinando dal giugno 2003 il Dipartimento Terrorismo ed Eversione, responsabile di indagini su terrorismo interno ed internazionale (in particolare di quello di matrice islamica). È autore di numerosi saggi (anche di diritto processuale comparato), commenti a testi di legge e pubblicazioni varie di carattere scientifico (riguardanti materia di criminalità organizzata e terroristica e di tecniche investigative) pubblicati su testi vari e su riviste specializzate.
"Ne valeva la pena. Storie di terrorismi e mafie, di segreti di Stato e di giustizia offesa" gli è valso il Premio Capalbio 2010 per la sezione Politica e Istituzioni.
(19-10-2010)