Sabato 13 gennaio 2024
Ore 17.00
Presentazione
di Breath # 01 di Mostafa Parsakia
Platea Project, via Maddalena 6
Ore 19.00
Conversazione
aperta al pubblico con la partecipazione
dell’artista Carlo Valsecchi in dialogo con:
Carlo Orsini, direttore artistico di Platea
Giorgio Verzotti, critico d’arte
Maria Villa, curatrice indipendente
Biblioteca Comunale Laudense
Sala Granata
In occasione del finissage di Caseus # 01215, personale di Carlo Valsecchi a cura di Gaspare Luigi Marcone, Platea | Palazzo Galeano presenta due speciali appuntamenti aperti al pubblico: alle ore 17.00 presso Platea Project in via Maddalena 6 verrà svelata l’opera Breath # 01, intervento sonoro firmato da Mostafa Parsakia (Arāk, 1987) e, a seguire, alle ore 19.00 presso la Sala Granata della Biblioteca Comunale Laudense in via Solferino 72, si terrà una conversazione d’arte con ospiti d’eccezione, organizzata in collaborazione con il Comune di Lodi.
L’artista Carlo Valsecchi, protagonista dell’installazione che costituisce la mostra Caseus # 01215 presso la vetrina di Platea in Corso Umberto, dialogherà con Carlo Orsini, direttore artistico di Platea; Giorgio Verzotti, critico d’arte; e Maria Villa, curatrice indipendente.
Sino alle ore 20.00, sarà visibile Breath # 01, l’intervento sonoro firmato da Mostafa Parsakia, evocazione poetica del suono latente nei reparti di produzione della Ferrari Giovanni Industria Casearia, che ricrea un’atmosfera uditiva diversa dall’esperienza dello sguardo a cui si rifà invece il progetto artistico di Carlo Valsecchi.
Caseus # 01215 è un’installazione fotografica che trae origine dal progetto
realizzato dall’artista Carlo Valsecchi su invito della Ferrari Giovanni Industria Casearia, che documenta l’attività e l’architettura
degli stabilimenti di Ossago Lodigiano e Bedonia.
In occasione dei 200 anni
dalla fondazione, la storica azienda lodigiana, leader nella produzione di
formaggio, ha voluto infatti la creazione di un volume fotografico che
celebrasse la tradizione artigianale secolare e il fondamentale capitale culturale
e umano che costituiscono il marchio.
Il risultato è il libro “Ferrari Giovanni
Industria Casearia 200 anni”, pubblicato a maggio 2023 da Dario Cimorelli
Editore, con testi di Angelo Pannofino, da cui deriva l’opera esposta a Platea.
Il titolo del progetto, versione latina dell’italiano
“formaggio”, seguito dal codice numerico dato dall’artista all’immagine,
potrebbe anche rimandare a una
costellazione, una galassia o un’entità astronomica, oltre a essere un gioco di
parole tra i concetti di “caos”, “caso”, “casa” e il nome dell’alimento che
costituisce una delle fondamentali anime produttive del territorio, rivelando
la polisemia propria della ricerca di Valsecchi.
L’invito a Carlo Valsecchi a esporre un’opera tratta
da questo importante lavoro di documentazione, si inserisce nella progettualità
promossa da Platea | Palazzo Galeano volta a raccontare il territorio
lodigiano. L’obbiettivo è quello di sviluppare una ricognizione che prenda in
esame le diverse componenti paesaggistiche che definiscono l’identità di un
luogo e che includono tanto gli aspetti naturalistici, quanto la presenza umana
che l’ha plasmato nel tempo.
Nel suo lavoro, Carlo Valsecchi –
noto a livello internazionale per gli ampi paesaggi, naturali e
antropomorfizzati e per i grandi progetti fotografici e editoriali realizzati
in scenari eterogenei – conduce una ricerca sulle relazioni tra luce-spazio-tempo.
Lo spazio appare come scomposto in angolazioni, tagli e vedute che
restituiscono un insieme di microcosmi che, nel grande formato, si esaltano in
porzioni e dettagli atemporali. Lo scarto prospettico tra le diverse scale,
l’individuazione di griglie e l’astrazione del soggetto, sono gli elementi
principali del suo linguaggio che lavora sul disorientamento percettivo
restituendo la componente più enigmatica del reale.
L’artista ha reinterpretato diversi
spazi, soggetti, oggetti della Ferrari Giovanni Industria Casearia creando un
nuovo immaginario e un nuovo universo; per analogie visive le sue immagini
possono a volte rimandare alla grande tradizione “pittorica” delle avanguardie
storiche, rintracciando nelle composizioni suggestioni futuriste o metafisiche,
passando da strutture astratte o verbo-visuali.
Per Valsecchi l’essenza fondante
del lavoro è cogliere il mistero profondo dei luoghi e degli oggetti
fotografati; in questo specifico contesto l’artista ha estratto il cuore – o
forse più di un organo – di un’azienda nata e radicata nel territorio lodigiano
ma che nel corso dei secoli è divenuta una struttura all’avanguardia dal
respiro internazionale con alta vocazione tecnologica.
L’idea di metamorfosi tipica della
ricerca di Valsecchi ha viaggiato in parallelo alla metamorfosi aziendale e dei
suoi prodotti. L’immagine presentata a Platea, seppur estrapolata da un
contesto narrativo-visivo più ampio, vive di una natura specifica grazie
all’uso sapiente della tecnica e allo sguardo penetrante dell’artista, che
rianima e rivela a volte i dati oggettivi, altre volte i concetti metaforici
fino ad arrivare alla “pura invisibilità” o al “mistero spaziale”.
Il progetto Platea | Palazzo Galeano è realizzato
anche grazie al supporto dei main partner
Ferrari Giovanni Industria Casearia Spa e Consorzio Tutela Grana Padano e ai
partner tecnici Solux Led Lighting Technology, Verspieren Broker di
Assicurazione e 4Legal Studio Legale.
è nato a Brescia nel 1965, vive e lavora a Milano. Nel 1992 il suo lavoro è stato selezionato per la Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia. Ha tenuto mostre personali e partecipato a numerose esposizioni collettive in Italia e all’estero tra cui: Istituto Italiano di Cultura, New York, 1999; Fondazione Peggy Guggenheim, Venezia, 2000; Galerie 213, Parigi, 2001; Studio Casoli, Milano, 2001; Semaines européennes de l’image – Le bâti, le vivant, Lussemburgo, 2002; GAMeC, Bergamo, 2003; New Works, Guido Costa project, Torino, 2006; A ferro e fuoco, Triennale, Milano, 2006; Paris Photo, Statements, Parigi, 2007; Past, Present, Future, dalla raccolta del gruppo UniCredit, Bank Austria Kunstforum, Vienna, 2009; Lumen, una retrospettiva di metà carriera, Musée de l’Elysée, Losanna, 2009, Walter Keller Gallery, Zurigo, 2009 e Galleria Carla Sozzani, Milano, 2011; San Luis, Museo MART, Rovereto, 2011; 54. Mostra Internazionale d’Architettura – La Biennale di Venezia, Padiglione Italia, selezione di Norman Foster, Venezia, 2011; Subverted, Ivorypress, Madrid, 2012; Landmark: the Fields of Photography, Somerset House, Londra, 2013; Mare Nostrum, Walter Keller Gallery, Zurigo, 2013; Museo della Merda, Piacenza, 2015; Industria, oggi, Fondazione MAST, Bologna, 2015; No Man Nature, Palazzo Da Mosto, Fotografia europea, Effetto Terra, Reggio Emilia, 2015; Fotografie dell’Emilia-Romagna al lavoro, Fondazione MAST, Bologna, 2016; Sviluppare il Futuro, Ex Ospedale dei Bastardini, Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, Bologna, 2017; Civilization: the way we live now, MMCA Seoul, Sud Corea, 2018; Gasometro M.A.N. n. 3, Salone degli Incamminati, Pinacoteca Nazionale di Bologna, Bologna, 2019; Tamen Simul, The Open Box, Milano, 2019; Bellum, Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2022; Atlante Sapienza22, Museo MAXXI, Roma, 2023; Human.Kind. A New Look at Humanitarian Photography Through 10 Editions of the Prix Pictet, Musée International del la Croix-Rouge et du Croissant-Rouge, Ginevra, 2023-2024. Nel 2010, il libro Lumen, Hatje Cantz, 2009, è stato premiato con l’argento al Deutscher Fotobuchpreis, il premio tedesco per i migliori libri di fotografia dell’anno.
Critico d’arte e curatore indipendente, è stato curatore presso il Castello di Rivoli e il Mart di Rovereto e direttore di Artefiera a Bologna. Insegna all’Università Cattolica di Milano. È corrispondente dall’Italia per la rivista “Artforum” di New York. Ha curato mostre di artisti come Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Carolrama, Enzo Cucchi, Marlene Dumas, Wim Delvoye, Chiara Dynys, Douglas Gordon, Runa Islam, Mimmo Jodice, Bertrand Lavier, Shirin Neshat, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Haim Steinbach, Armando Testa, Wolfgang Tillmans, Niele Toroni, Grazia Varisco, Luca Vitone e molte mostre collettive. Ha scritto libri su Terry Atkinson, Umberto Boccioni, Claudio Guarino, Imi Koebel, Mario Merz, Gabriele Picco. Vive fra Milano, la campagna di Novara e la Valle d’Itria.
Storica dell’arte contemporanea e curatrice, ha ricoperto il ruolo di assistente curatore al MACRO - Museo Arte Contemporanea Roma e nel 2013 al Padiglione Italia della 55. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia. Dal 2013 lavora alla Fondazione Lucio Fontana di Milano occupandosi in particolar modo del coordinamento dei progetti espositivi ed editoriali; dal 2016 è inoltre membro del Consiglio di Amministrazione della stessa istituzione e dal 2022 suo vicepresidente. Collabora con alcuni spazi espositivi pubblici e privati, tra questi la galleria RIBOT di Milano per cui cura i progetti editoriali.
Nato in Iran, nel 2014 si traferisce a Bologna, dove attualmente vive e lavora. Ha studiato Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo (DAMS) all‘Università di Bologna. Attualmente studia al Biennio di Fotografia presso l‘Accademia di Belle Arti di Bologna (ABABO). Ha partecipato a numerose mostre collettive e workshop. Dal 2022 è assistente dell’artista Carlo Valsecchi.
è un’associazione culturale nata a Lodi nel 2020 con lo scopo di promuovere l’arte in tutte le sue forme sul territorio locale con una prospettiva internazionale, sviluppando forme inedite di mecenatismo rivolte ai giovani talenti creativi che prevedono il coinvolgimento di artisti affermati e gallerie d’arte di primaria importanza. I soci fondatori sono un gruppo di amici appassionati di arte contemporanea e architettura e amanti della propria città: Claudia Ferrari, Laura Ferrari, Carlo Orsini, Luca Bucci, Lorenzo Bucci, Gianluigi Corsi. L’attività dell’associazione prevede la presentazione di progetti d’arte e cultura contemporanea presso lo spazio espositivo ricavato nella facciata di Palazzo Galeano, nel centro storico di Lodi: Platea. Una vetrina sempre illuminata, visibile di giorno come di notte, inaccessibile dall’esterno. Platea deve il suo nome - che contiene un preciso intento programmatico - a una generosa concessione dell’artista Marcello Maloberti, lodigiano di nascita, che, nel fare dono all’Associazione di quello che avrebbe dovuto essere il titolo di una sua nuova performance, ha detto: “Platea è l’omaggio alla città. Il nome dello spazio sottolinea l’importanza del pubblico, disposto in una grande ‘platea’, che poi è la città di Lodi, ma anche, citando Harald Szeemann, la ‘platea’ dell’umanità. E per me, il pubblico è il mio corpo.” Da questo gesto si è sviluppato il progetto culturale votato al sostegno delle più giovani generazioni creative, attraverso la costruzione di collaborazioni con artisti affermati, chiamati in veste di “numi tutelari”, e con il coinvolgimento di gallerie d’arte contemporanea d’eccellenza. Il progetto si basa sul concetto di “platea”, intesa anche come modalità molto attuale di esporre, di organizzare il display, in cui l’opera si offre allo sguardo del passante che inconsapevolmente la incrocia sul suo cammino. Per questo motivo, le opere che comporranno i cicli espositivi protagonisti di Platea saranno selezionate per la loro capacità di suscitare “un incidente di sguardo”, come annunciato nel Manifesto composto dall’associazione.