Sono davvero poche le figure di artisti e intellettuali italiani che abbiano saputo travolgere con la loro lucida utopia ogni convenzione, correndo incontro a un'ossessione e ad una speranza. Se di Pasolini, con mille equivoci e tentativi di strumentalizzazione, si conosce (quasi) tutto, di Cesare Zavattini si sa davvero poco o niente. Anzi, meno di niente.Neutralizzato con l'etichetta di "umorista", o tutt'al più di sceneggiatore neorealista di De Sica, Zavattini è stato ricondotto dentro quella camicia di forza che lui stesso aveva
indossato nell'indimenticabile e intensa interpretazione del film La veritàaaa.Nel racconto in versi scritto per il famoso libro dell'editore Ricci (1973), Cesare Zavattini confessa intrepidamente il disagio che gli procurò la figura di Antonio Ligabue, le pochevolte che ebbe occasione d'incontrarlo. Sempre respinto ai margini della società, zingaro ed eretico per eccellenza, il pittore di Gualtieri fu riscoperto dopo la sua morte come la più forte voce poetica della Padania, come una specie di sciamano e perfino come produttore di ricchezza attraverso quadri spesso ceduti per un piatto di minestra. Nasce così uno spettacolo (Toni Ligabue in programma lunedì 11 gennaio presso il Teatro alle Vigne per la stagione di prosa) che sa miscelare sapientemente forme e stiliesteticamente diversi, soprattutto grazie ad una ricerca linguistica. Per un'opera in cui la parola è così centralmente rilevante, dunque, si impone una messinscena minimalista.
Uno spettacolo leggero nel senso calviniano del termine, ma pieno di emozioni, musica e parole, quelle di Zavattini, che porteranno a rivivere attraverso l'universo teatrale il sorprendente genio pittorico di Ligabue.
Note
Lo spettacolo si divede strutturalmente in tre momenti.
All'apertura del sipario viene proiettato un cinegiornale originale dell'istituto Luce sulla mostra del 1975 per il decennale della morte di Ligabue, della durata di 6 minuti. Inizia, poi, lo spettacolo vero e proprio, dove il poema viene interpretato anche con l'ausilio del leggio. Vito alterna parti interpretate, rievocanti la figura di Antonio Ligabue nelle sue più divertenti e a volte tragiche esternazioni, con altrettante parti recitate al leggio (dove è la figura del "poeta" Zavattini a fare da mentore), supportate da un'interazione continua con la scenografia che lo circonda.
La scenografia, che rappresenta un collage di immagini e quadri di Ligabue, permette allo spettatore di identificare senza indugio le citazioni pittoriche, e non solo, del testo. La durata di questa seconda tranche dello spettacolo è di circa 45 minuti.
Lo spettacolo si conclude con Vito che racconta un esilarante aneddoto sul suo incontro personale con Cesare Zavattini, seguito poi da alcune divertenti poesie per omaggiare la figura meno conosciuta di Zavattini poeta. La durata di quest'ultima parte è di circa 15 minuti.
Antonio Ligabue
Nato nel 1899, fin dalla più tenera età Ligabue ha avuto un'esistenza difficile. Figlio naturale di un'italiana emigrata, ha sempre ignorato il nome del padre. Nel 1900 viene affidato ad una coppia di svizzeri tedeschi; la sua adozione non verrà legittimata, ma il bambino si legherà moltissimo alla matrigna, con un insolito rapporto di amore e odio. Nel 1913, dopo aver superato solo la terza elementare, entra in un collegio
per ragazzi handicappati, dove si distingue subito per l'abilità nel disegno e la cattiva condotta. Nel 1917 è curato per qualche mese in una clinica psichiatrica e qualche anno dopo è espulso dalla Svizzera su denuncia della madre adottiva e ritorna in Italia, dove vive come vagabondo, continuando però a disegnare e a creare piccole sculture con l'argilla. Viene poi scoperto (1927-28) ed aiutato da Mazzacurati, pittore e scultore. Nel 1937 viene internato in un manicomio in "stato depressivo", da cui esce per l'interessamento dello scultore Mozzali. Durante la guerra fa da interprete alle truppe tedesche ma, per aver percosso con una bottiglia un soldato tedesco, nel '45 viene nuovamente internato. Nel '48 viene dimesso; i critici e i galleristi cominciano ad occuparsi di lui. Iniziano anni durante i quali lentamente la fortuna sembra volgere a suo favore. La sua fama si allarga, la sua attività pittorica subisce un netto miglioramento. Vince premi, vende quadri, trova amici che lo ospitano, si girano film e documentari su di lui. Ligabue rimane però lo stesso, anche se viene identificando nelle automobili, dopo la passione per le motociclette, il segno di un raggiunto prestigio sociale, con forme maniacali (vorrà un autista, che si tolga il cappello, aprendogli la portiera della macchina per salire). Nel 1962 viene colpito da paresi, continua comunque a dipingere, ma nel 1965 muore.
Cesare Zavattini
Nato a Luzzara (Reggio Emilia) il 20 settembre 1902, scopre la sua vocazione letteraria e comincia a collaborare a numerose riviste, iniziando una produzione di opere narrative di grande valore e di particolare significato nel panorama culturale e artistico italiano.
Nel 1930 si trasferisce a Milano e dirige per Rizzoli tutti i periodici della casa editrice. Nel 1939 conosce Vittorio De Sica: è l'inizio di un'amicizia che li vedrà in tutti gli anni '50 protagonisti della stagione d'oro del neorealismo, con Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Umberto D. Zavattini lavora anche con altri grandi registi del cinema italiano einternazionale (Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Pietro Germi, Luchino Visconti).
Di particolare rilevanza nella sua vita anche la lunga presenza a Cuba, da dove lo chiamano per collaborare alla nascita del nuovo cinema dopo la rivoluzione.
Tra l'80 e l'82 Zavattini scrive, dirige e interpreta il film La veritàaaa, la sua prima e unicaregia. A quest'opera affida il messaggio morale e poetico di tutta una vita.
Zavattini è morto a Roma il 13 ottobre 1989, ed è sepolto a Luzzara.
Vito
Stefano Bicocchi in arte Vito si forma alla scuola di Teatro Bologna di Alessandra Galante Garrone; i suoi compagni sono Patrizio Roversi e Siusy Blady; con loro ed i gemelli Ruggeri parteciperà, col personaggio Vito che era tutta mimica e senza parola, alla formazione del Gran Pavese Varietà, spettacolo cult degli anni ottanta che si teneva al circolo pavese di via del Pratello di Bologna. Lo stesso gruppo approda in televisione, dove segna la strada ai varietà comici degli anni ottanta con Gran Paese Varietà, voluto da Gianni Minoli, esoprattutto Lupo solitario, Matrioska e Araba fenice con la regie di Antonio Ricci sulle retiMediaste, che hanno segnato il percorso della comicità televisiva degli anni a venire.
Da personaggio muto, Vito passa negli anni novanta alla parola con uno spettacolo fortunato dal titolo Se perdo te; lo spettacolo, di recente riproposto nei teatri italiani,segna il percorso legato alla poetica della Bassa con personaggi ispirati alla lunarietà di quelli descritti da Guareschi, Zavattini e Fellini; gli spettacoli, sempre in coppia con Francesco Freirye e Daniele Sala come autori, sono Don Chisciotte o la vera storia diGuerino e suo cugino con Enzo Iacchetti e Salone Meraviglia con Antonio Albanese e TitaRuggeri. Attraversa il cinema proprio partendo da Fellini con La voce della luna e poi iniziaun sodalizio con Alessandro Benvenuti, col quale gira diversi film tra i quali Ivo il Tardivo,per il quale viene candidato come miglior attore non protagonista al Ciak d'Oro.
Entra anche nella poetica di Luciano Ligabue con un cameo in Radio freccia.Poi è coprotagonista nel film di Claudio Bisio Asini. La poetica della Bassa continua conlavori di grande impegno e notevole successo, quali Bertoldo (primo testo rappresentato ateatro da Giulio Cesare Croce) e Don Camillo da Guareschi con Ivano Marescotti, che lohanno portato nei maggiori teatri d'Italia con grande successo di pubblico e critica.
Di recente è tornato alla tv con un personaggio che gli appartiene in Bulldozer su Rai Duecon Enrico Bertolino e Federica Panicucci e sublimando la passione che da sempre ha per la cucina ha dato vita ad un progetto con Raisat Gambero Rosso Channel (Invito a cena).Nel 2005 è poi impegnato sempre in teatro nel grande progetto di rappresentare Miracoloa Milano da Zavattini insieme a Lorenzo Salvati, già regista di Don Camillo.
Nascono quindi tra il 2006 e 2007 i successi Il grande caldo, sempre in coppia conFrancesco Freyrie e Daniele Sala, e Piazzetta Bicocchi 57.
Il grande caldo, sempre in coppia conFrancesco Freyrie e Daniele Sala, e Piazzetta Bicocchi 57. Tra i lavori in preparazione per il teatro, Il venditore di stuzzicadenti, liberamente tratto da Il venditore di stuzzicadenti, liberamente tratto daMorte di un commesso viaggiatore di Miller. Vito è stato inoltre coprotagonista del film Ivicerè di Roberto Faenza nel 2007 e protagonista del film Albakiara di Stefano Salvati nel2008. Nel 2008 è stato insignito del Premio della satira politica di Forte dei Marmi per il personaggio Stella Rossa, interpretato tra il 2005 ed il 2008 nella trasmissione di Raitre Tintoria.
(05-01-2010)
Teatro alle Vigne
Stagione di prosa 2009/2010
(abbonamento Prosa 2)
Lunedì 11 gennaio 2010 -Ore 21.00
Toni Ligabue
di Cesare Zavattini
con Vito, Vitoregia Silvio Peroni
musiche originali Antonio Di Pofi
scene Erasmo Massetti
produzione Progetti Dadaumpa
Biglietti: 21,00 intero, 17,00 ridotto (fino a 25 anni)
La biglietteria del teatro è aperta martedì e giovedì 10.00-12.30,
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 15.00-18.00,
terzo sabato di ogni mese 09.30-12.30
Nei giorni di spettacolo i biglietti sono in vendita
da un'ora prima della rappresentazione
La biglietteria, nell'orario di apertura, accetta
prenotazioni telefoniche o via mail e fax.
I biglietti possono essere pagati per contanti e bancomat.
TEATRO ALLE VIGNE Via Cavour, 66 - Lodi
Tel 0371.425862/3 - Fax 0371.549104
Email biglietteria@teatroallevigne.net