La Giornata Mondiale del Rifugiato - 20 giugno - è stata proclamata dalle Nazioni unite nel 2000 per richiamare l’attenzione sul tema delle migrazioni forzate, sul diritto alla protezione internazionale e sul dovere degli stati di accogliere le persone in fuga.
È occasione, ogni anno, per riflettere sulle cause di questi esodi, sulla necessità di accoglienza e di inclusione sociale delle persone, in un’ottica di ri-costruzione dignitosa del proprio futuro, in sicurezza.
Il mondo è in guerra. Ci sono almeno 70 stati al mondo, oltre a centinaia di milizie e gruppi armati, coinvolti in un conflitto.
Ma non si fugge solo dalle guerre e dall’instabilità politica del proprio paese. Si fugge anche a causa di persecuzioni personali per motivi di razza, opinioni politiche, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale (Convenzione di Ginevra).
Si è costretti ad abbandonare la propria casa anche a causa delle conseguenze tragiche dei cambiamenti climatici che interessano tutte le regioni del mondo e che a certe latitudini rendono impossibile, ormai, la vita. Periodi di forte siccità, aumento del numero e dell’ intensità delle tempeste e degli uragani, alluvioni, innalzamento del livello del mare, costringono sempre più persone a cercare una alternativa sicura per la propria esistenza.
Sono più di 80 milioni al mondo le persone costrette alla fuga, circa la metà sono bambini o minori.
La maggior parte delle persone che sono costrette ad abbandonare la propria casa e il proprio territorio, circa l’80%, rimane “sfollato interno” entro i confini del proprio paese, oppure si rifugia in paesi limitrofi e poveri, nella speranza, spesso purtroppo vana, di far ritorno a casa presto. La mancanza di mezzi economici e di possibilità concrete di allontanamento in zone più sicure fa sì che solo una piccola percentuale di queste persone, seppur sempre in aumento, riesca a raggiungere l’Europa e, in generale, i paesi del “nord del mondo”.
Chi prova ad arrivarci, lo fa attraverso viaggi molto costosi e pericolosi, data la chiusura formale delle frontiere, che spesso, purtroppo, terminano in tragedia. Attraversano il deserto, il mare e le frontiere terrestri, in viaggi che possono durare anche mesi o anni, passando spesso per l’inferno della Libia.
Il progetto SAI del Comune di Lodi, gestito da Progetto Insieme ODV-ETS, si impegna, dal 2001, a dare accoglienza alle persone richiedenti e titolari di protezione internazionale e di altre forme di protezione, offrendo servizi di accoglienza integrata. Oltre al vitto e all’alloggio ed ai servizi di base, sono garantite tutte quelle azioni volte a stimolare ed agevolare la ri – conquista dell’autonomia. Si garantisce il supporto legale ed amministrativo, il sostegno psicologico e sociale, l’orientamento ai servizi del territorio nei diversi ambiti quali scuola, formazione, sanità e lavoro, ecc. Si tenta di creare connessioni con la cittadinanza locale, momenti di informazione e conoscenza reciproca, eventi culturali e attività ricreative.
Quest’anno per celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato proponiamo, in collaborazione con il Cinema Fanfulla e con Caritas Lodigiana, la visione del film documentario “Alla mia piccola Sama” di Waad Al-Khateab e Edward Watts.
Ci è sembrato importante richiamare l’attenzione sulla guerra in Siria, paese martoriato da un conflitto che dura ormai da più di dieci anni. È molto bello ed anche molto duro. E’ la narrazione di quattro anni di vita reale ad Aleppo sotto le bombe, con tanta paura ma anche un formidabile coraggio di una generazione di giovani siriani che cerca di non arrendersi e di non fuggire ma, al contrario, rimane in città e apre un ospedale, dando un grandissimo contributo in termini di vite salvate. Sino a quando tutto diviene impossibile. La stessa Waad si chiede “come è possibile che il mondo abbia permesso che succedesse tutto ciò?”.
Il film è patrocinato da Amnesty International – Italia che così lo descrive:
È un viaggio intimo nell’esperienza femminile della guerra, una lettera d’amore di una giovane madre a sua figlia. Il film racconta la storia di Waad al-Kateab attraverso gli anni della rivolta di Aleppo, in Siria, quando si innamora, si sposa e dà alla luce Sama, il tutto mentre intorno esplode il conflitto.
La sua camera raccoglie storie incredibili di perdita, risate e sopravvivenza mentre Waad si chiede se fuggire o meno dalla città per proteggere la vita di sua figlia, in un momento in cui partire significa abbandonare la lotta per la libertà per la quale ha già sacrificato così tanto. Il film è il primo lungometraggio dei registi premiati con l’Emmy, Waad al-Kateab ed Edward Watts.
“Alla mia piccola Sama” ha ricevuto premi e riconoscimenti come miglior documentario (Festival di Cannes, BAFTA Awards, candidatura agli Oscar).
Lodi, 17 giugno 2021