Eccellenza Reverendissima,
Illustri Autorità,
carissimi concittadini,
un riconoscente benvenuto a tutti voi che siete intervenuti oggi per rendere omaggio a San Bassiano, patrono della Diocesi e della Città.
Ci troviamo nella Cattedrale di Lodi per celebrare l'anniversario della Sua ordinazione a primo Vescovo della Chiesa Laudense, il 19 gennaio dell'anno 374.
L'intervento che il Sindaco, per antica tradizione, pronuncia rivolto al Successore di San Bassiano, con il duplice intento di rinnovare la disponibilità da parte delle istituzioni a collaborare per il bene comune e di proporre riflessioni sul presente della nostra comunità, eccezionalmente quest’anno non si tiene in Cripta, ma davanti al presbiterio, nella Cattedrale dove sono state traslate le reliquie del Santo, alla presenza di una ristretta rappresentanza delle istituzioni e vostra, cari Lodigiani, oggi meno numerosi del solito, per consentire il rispetto del distanziamento, benchè spero che molti abbiano la possibilità di seguire da casa la trasmissione in diretta della celebrazione.
L'esigenza di garantire adeguate condizioni di tutela della salute in questa fase emergenziale ha richiesto non soltanto un’organizzazione differente del Solenne Pontificale, ma anche la riprogrammazione degli appuntamenti simbolo della ricorrenza che, viste le circostanze, sono stati annullati o rinviati. Una rinuncia che ci viene chiesta per la sicurezza nostra e di tutti, a cui ci adeguiamo, con l'auspicio che presto le consuetudini possano essere ripristinate e che il giorno di festa possa tornare a raccogliere un'ampia partecipazione.
Il pensiero che desidero condividere con voi, a pochi giorni dall'entrata in vigore di nuove e più severe disposizioni, finalizzate a debellare il nemico invisibile che per primo ha colpito il nostro territorio, è incentrato proprio sul profondo cambiamento, o per meglio dire sullo stravolgimento, a cui le nostre vite e il mondo che conoscevamo sono andati incontro.
Il virus non ha agito soltanto sui corpi, ma ha scavato nelle anime e nei sentimenti, cambiando il modo di pensare e di interagire con la realtà che ci circonda.
Abbiamo nel cuore la perdita di tante vite innocenti, la preoccupazione per i nostri malati che stanno ancora combattendo una dura battaglia negli ospedali e nelle case di riposo. Ascoltiamo ogni giorno la richiesta di aiuto, in molti casi un vero e proprio grido di dolore, di cittadini, associazioni, enti, imprese toccati dalla grave crisi che si è innestata su un tessuto socio-economico in lenta e graduale ripresa, ma ancora compromesso. Ovunque si leva la voce stanca e spesso sfiduciata di chi vorrebbe soltanto ritrovare un po' di normalità, dopo le privazioni e i sacrifici.
La frustrazione, le difficoltà, l'impotenza, sono esperienze che anche noi, nel ruolo di Amministratori, abbiamo purtroppo sperimentato sulla nostra pelle.
Le comprendiamo bene, ma oggi, l'invito che rivolgo a voi tutti è quello di guardare alla figura del Santo Patrono, non come a una rappresentazione vagamente rassicurante della nostra identità, ma come a un esempio concreto di dedizione e coraggio.
La tenacia e la forza del Padre della Chiesa Laudense sono divenute nei secoli l'espressione più vera e profonda della “lodigianità” che immancabilmente emerge con ancora maggiore vigore nei momenti più complessi e bui. Abbiamo ritrovato questo carattere tipico della nostra gente anche nella difficile prova della pandemia, nelle parole e nei gesti dei cittadini che si sono messi al servizio del territorio ferito. Nei nostri medici e operatori sanitari, negli esponenti delle forze dell'ordine e armate, in ogni volontario e membro della comunità che, con rischio per la propria salute e sacrificio della vita privata, hanno aiutato il prossimo. Sono innumerevoli gli esempi di impegno, generosità e abnegazione, ma anche di creatività e flessibilità, nati per rispondere ai nuovi e pressanti bisogni causati dalla pandemia e cresciuti nel solco di una storia di solidarietà e resilienza su cui la nostra comunità è incamminata da secoli. Esempi che devono spingerci a guardare al futuro con fiducia e speranza e che ci insegnano che danno un prezioso insegnamento, cioè che è possibile uscire dall'incubo, puntando dritti verso un orizzonte di ricostruzione e ridefinizione del nostro modo di vivere, ciascuno dando un contributo, in base alle proprie capacità e nella distinzione dei ruoli.
Il primo passo lo abbiamo già compiuto, unendo le forze: costruire una rete di soccorso per i cittadini e le realtà più fragili, travolti dall'ondata pandemica.
Grazie al contributo di tutti, abbiamo assicurato, vicinanza, conforto, sostegno economico. Adesso però tocca compiere un secondo passo, quello decisivo, di cui responsabile principale deve essere la politica: tracciare le linee guida di una ripartenza basata sull'ascolto e su metodi condivisi, che consenta di sviluppare una riflessione non limitata al presente, ma di ampio respiro, che coniughi le esigenze di tutela della salute e di sviluppo economico e del lavoro, trovando un necessario punto di equilibrio.
E’ inevitabile che, in un percorso tanto delicato, le finalità sanitarie e quelle economiche possano non coincidere, ma proprio qui entrano in gioco le istituzioni, chiamate ad assumere decisioni lungimiranti che mettano sempre al centro il bene della comunità e gli obiettivi di promozione armoniosa di ogni suo componente, a partire dai più fragili.
L'esperienza globale del Covid-19 ha messo a fuoco le dimensioni della nostra vulnerabilità e l'urgenza di riappropriarci di una coscienza più attenta della realtà di cui siamo parte, che merita cura e rispetto e nuove opportunità di sviluppo e investimento, perchè la città, ogni suo quartiere, ogni famiglia possano superare insieme la crisi e uscirne più forti di prima.
Non si può pensare di guarire dalla malattia e dal dramma che ci hanno segnati, senza tracciare un bilancio, senza mettersi in discussione per trovare nuovi rimedi, obbiettivi e strategie.
Lo dobbiamo soprattutto ai nostri bambini e ragazzi, tra le vittime dimenticate di questa tragedia. Isolati, immersi in un mondo digitale ricco di opportunità, ma che li allontana dai rapporti reali, angosciati dalle scarse prospettive occupazionali e raramente posti al centro del dibattito politico. Ripartiamo dal dialogo con loro, troppo spesso frenati e relegati ai margini, anche se vorrebbero correre veloci, pronti a trainarci verso la trasformazione con idee, capacità e voglia di mettersi in gioco, raccogliendo le sfide di questo tempo. E' un appello, privo di qualsiasi retorica, che rivolgo ad ognuno di voi e un impegno che vorrei assumere come Sindaco, nella convinzione che Lodi possa e debba essere una città a misura di giovani.
Affidiamo allora alla protezione benevola del Patrono anche questo proposito, insieme al cammino duro e irto di ostacoli della ripresa.
San Bassiano ci indica la direzione e infonde in noi un sereno coraggio, con l'energia e la luce della sua testimonianza che da secoli e più che mai in questo giorno parla al cuore di ogni lodigiano.
Buon San Bassiano a lei, Eccellenza, e di cuore buona festa patronale a tutti!
Lodi, 19 gennaio 2021
In allegato il discorso pronunciato dal Sindaco in apertura del Solenne Pontificale