Il Trittico di San Giuseppe di Callisto Piazza a Cremona. Fino al 31 gennaio 2021 l’opera del pittore lodigiano, appartenente al Museo civico di Lodi, sarà tra le protagoniste dell’esposizione “Orazio Gentileschi: la fuga in Egitto e altre storie", curata dal lodigiano Mario Marubbi, che è anche conservatore della pinacoteca del Museo civico "Ala Ponzone" dove si tiene l’esposizione.
Alla serata inaugurale, sabato 10 ottobre, ha partecipato il Vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Lodi Lorenzo Maggi, insieme all’assessore alla Cultura di Cremona Luca Burgazzi (in foto).
In base alla documentazione in nostro possesso si presume che il Trittico sia stato realizzato tra il 1541 e il 1542 e collocato inizialmente sull’altare della confraternita dei Falegnami nel Duomo di Lodi. Nel 1603 venne trasferito nella terza cappella a destra, dedicata alla Santa Croce, e nel 1869 fu ceduto al Museo civico di Lodi, chiuso dal 2011.
“Siamo orgogliosi che l’importanza storico-culturale dell’opera di un pittore lodigiano sia stata riconosciuta e abbia suscitato l’interesse del Comune di Cremona e del curatore lodigiano Marubbi che ha deciso di esporla accanto a maestri del calibro di Orazio Gentileschi, Savoldo, Maratta, Rembrandt, Legnanino, Piccio, Sironi, Dürer, Tiepolo - commenta l’assessore Lorenzo Maggi -. Non è la prima volta che i capolavori della pittura lodigiana trovano temporaneamente ospitalità in eventi artistici e luoghi espositivi di rilievo - penso al Ritratto della contessa Teresa Zumali Marsili, recentemente accolto alle Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano. Abbiamo sempre risposto con entusiasmo a ogni opportunità di valorizzazione dei gioielli del nostro patrimonio artistico che dovrebbero altrimenti rimanere chiusi in un caveau. Come è noto, la nostra Amministrazione sta lavorando a un progetto per l’apertura di una nuova sede museale che abbiamo individuato nell’Ex Linificio. L’auspicio è che in questo complesso possa sorgere un polo culturale in cui troverà posto anche la sede definitiva dell’Archivio storico”.
La tavola d’altare del Piazza ben si inquadra nel contesto iconografico della fuga in Egitto e delle storie dell’infanzia di Cristo proposto dall’esposizione.
Fu probabilmente assemblata e intagliata da Battista Coldiroli che viene identificato come riferimento principale del Piazza per lavori d’intaglio negli anni centrali del cinquecento.
La sequenza narrativa delle storie inizia da sinistra con Lo Sposalizio della Vergine, prosegue al centro con L’Adorazione dei Magi e a destra con Il Sogno di Giuseppe, per concludersi nel registro superiore con La fuga in Egitto. In questa tavola Piazza rinnova l’attenzione per la pittura della realtà. Le raffigurazioni sono calate in un’atmosfera intima, descritta attraverso contrasti cromatici nella gamma dei rossi, degli aranciati e dei verdi muschio. La luce è curata in ogni dettaglio con delicati riverberi, effetti morbidi e diffusi.
La mancanza di personaggi o episodi secondari vuole sottolineare il senso di solitudine della Sacra Famiglia, tutto racchiuso nella profonda intesa degli sguardi tra Giuseppe e Maria.
Lodi, 15 ottobre 2020