Rassegna di sei appuntamenti con il coinvolgimento di autori contemporanei per la presentazione dei loro libri, con l'intento di suggerire una riflessione intorno ad argomenti di attualità o particolare pregnanza.
Anima, amori, attesa, gioia, ricerca, speranza: queste le parole chiave dei “lampi di riflessione” scritti con lo stile concreto e incisivo di don Cazzulani e raccolti in questo libro, strumento ideale per tutti coloro che non vogliono sprecare il tempo di Avvento. Non si tratta di una spiritualità nata a tavolino, ma di pensieri scaturiti dalla vita vissuta, e che alla vita vogliono ritornare. Per non perdere di vista l’essenziale e ritornare ad attendere con fiducia una Parola che viene dall’Alto e ci aiuta a ricominciare. Ogni giorno.
Guglielmo Cazzulani è parroco di S. Maria della Clemenza e S. Bernardo a Lodi ed è docente di Teologia spirituale presso la Facoltà teologica dell'Italia Settentrionale di Milano e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Crema, Cremona e Lodi. Ha pubblicato con Àncora numerosi libri di spiritualità, in cui la vita quotidiana delle persone che incontra nel suo ministero di prete diventa strumento per interrogare in modo originale la Parola biblica.
È la riproposizione di “Amarcord Lodigiano” edita dal CITTADINO qualche decina di anni fa, un’antologia di quindici racconti a tema, in chiave lodigiana, animati dai ricordi dell’immediato dopoguerra Attraverso la memoria di un bambino del tempo vengono ripercorsi luoghi, situazioni, atmosfere percepite dalla visuale di un’età innocente. Il libro è pensato per rammentare le modalità di vita condivise di uno dei migliori momenti di consapevolezza e sensibilità civica della nostra storia, quando si erano create le premesse al cosiddetto boom. Le illustrazioni di Willy Signoroni interpretano pienamente lo spirito del lavoro, evocando emozioni di quotidiana umanità.
Bruno Pezzini è nato il 16 gennaio 1940 a Lodi, dove vive. Già dirigente bancario, esperto di organizzazione aziendale, è appassionato cultore delle tradizioni locali.
Beatrice Pergolesi, giovane commissario di polizia assegnata a Spoleto subito dopo il corso di formazione, si imbatte immediatamente in un caso di omicidio. La vittima è il famosissimo direttore d’orchestra Valerio Guerra, geniale ma assai inviso nel panorama musicale per il suo carattere irascibile e severo, giunto in città per l’annuale edizione del Festival dei Due Mondi. L’indagine, che sin da subito si presenta piuttosto complessa per la molteplicità di inimicizie maturate in vita dalla vittima, viene condotta a quattro mani dalla Pergolesi e dal pubblico ministero Vittorio Volpi, navigato magistrato sfuggito alle minacce delle cosche calabresi, che resta ammaliato dal vigore e dall’entusiasmo trascinante del giovane funzionario di polizia. Tra lampi di ingegno, intuizioni impensabili, abbagli e piste fuorvianti, la squadra investigativa cercherà di arrivare alla soluzione del caso, anche attraverso una rogatoria internazionale presso la Repubblica di Panama e l’inserimento di un alto prelato e del suo sagrestano tra i maggiori sospettati. Il direttore d’orchestra ha cercato di lasciare un importante messaggio per aiutare a individuare il suo assassino: gli investigatori (e il lettore) saranno in grado di decifrarlo?
Rita Cascella, nata nel 1965, ha vissuto la sua giovinezza a Sabaudia (LT). Laureata in Giurisprudenza all’università La Sapienza di Roma, a venticinque anni ha vinto il concorso per commissario della Polizia di Stato con prima sede di destinazione alla questura di Perugia. Ha sempre alternato delicati incarichi operativi con ulteriori studi universitari, conseguendo anche le lauree in Archivista Paleografo e in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni. Attualmente è vicario del questore a Treviso. “La stirpe di Ramfis” è il suo primo romanzo.
I versi che compongono questa silloge poetica, sono come un refolo di vento che ci sfiora la pelle, ci accarezza dolcemente e ci trasporta all’interno di parole, emozioni, sensazioni, che la sapiente mano di Salvatore Pini ha inciso su carta. Amore e passione si mischiano alla riflessione, intensa e profonda, di un mondo moderno, a volte privo di spiritualità, a volte dispensatore di sentimenti perduti. Le poesie scorrono tra le pagine come un torrente impetuoso, dai
flussi chiari ed incontaminati, mentre la spuma dei sentimenti emerge e ci avviluppa, portandoci all’interno di un
mondo dominato da mille contrasti. Salvatore Pini riesce a mantenersi in equilibrio tra il presente e il passato, con un tocco di velata malinconia che lambisce ogni sua composizione.
Salvatore Pini (21 Ottobre 1977 - 11 Marzo del 2020) Amante della vita, sensibile ma allo stesso tempo introverso. Infermiere di professione, amava il lavoro che aveva scelto, e per l’umanità e la professionalità con cui lo svolgeva, era amato sia da colleghi che dai pazienti. Una mente sempre in tumulto, desideroso di conoscenza, di spiritualità, di amore. Salvatore adorava i filosofi greci, di cui amava declamare gli scritti, leggendo e studiando i loro volumi. Tra le sue passioni spiccava il gioco del Tennis e la scrittura, poesia innanzitutto. Sempre alla ricerca della sua strada, tra spiritualità e realtà, era legato al suo cane, “Sole”, con cui condivideva momenti di spensierata gioia con in sottofondo le note di “Light my fire” iconica canzone del gruppo musicale “The Doors”
Questo racconto vuole essere la testimonianza di una storia d’amore vissuta ai tempi della Seconda guerra mondiale, la storia dei nonni dell’autrice: Zina e Gianfranco. Il loro matrimonio è durato poco più di sette anni, quattro dei quali Gianfranco li ha trascorsi al fronte da cui non ha più fatto ritorno. Fin da bambina l’autrice ha sentito il forte desiderio di far conoscere l’Amore di questi eroi silenziosi, che a modo loro sono riusciti a vivere intensamente un matrimonio “per corrispondenza” grazie alle moltissime lettere e cartoline che si spedivano. Gianfranco fu catturato dopo l’8 Settembre 1943 e internato in un campo lavoro nei pressi di Berlino dove morì per il pesante sfruttamento fisico che l’aveva ridotto a una larva umana. Zina non si è mai risposata e per tutta la vita ha parlato di lui alle figlie, ai nipoti, alle amiche. I suoi racconti rendevano Gianfranco una presenza “invisibile” ma tutt’altro che estranea, insomma, un nonno speciale sempre al fianco dei nipoti.
Margherita Baldrighi è nata nel1962 a Lodi, dove vive tuttora. Dopo avere lavorato vent’anni a Milano in una Compagnia di Assicurazioni, nel 2002 è approdata alla Direzione Commerciale di una Banca, in cui è rimasta fino al giugno 2021. Scrivere è sempre stata la sua passione assoluta e per sua natura non mette mai a riposo i ricordi, che sono parte del suo quotidiano oltre che la principale fonte d’ispirazione delle innumerevoli lettere scritte agli amici nel corso degli anni. Questa è la sua opera prima.
Nella scelta del soggetto, nella collocazione, nella luce, nella individuazione di una propria realtà, egli non fissa solo emozioni, ma esprime una parte del suo pensiero. “Anime fragili” è una pubblicazione che raccoglie in gran numero ritratti di persone – di musicisti di strada, gente comune, lavoratori occasionali, miserabili ecc. – colti in atteggiamenti naturali e di grande dignità, da superare il momento stesso della cronaca. Queste immagini scandiscono un racconto volto a far cogliere non tanto la bellezza dei paesaggi o dei luoghi attraversati, ma le variazioni di umanità che in essi
s’incontrano.
Mauro Lamparelli è un manager di 58 anni che da anni vive e lavora nel Lodigiano, alla Muzza di Cornegliano Laudense. Dirige la Tradelab e si occupa di marketing nel settore dei consumi fuori casa, ma da sempre coltiva la passione (non proprio “segreta”) per la fotografia. Può essere classificato tra quei fotografi che utilizzano le potenzialità espressive del mezzo per cogliere immagini per informare, documentare, denunciare.
Presso il Caffè delle Arti/ Circolo Archinti
Viale Pavia, 26, Lodi
Alle ore 18.00
PARTECIPAZIONE LIBERA E GRATUITA